Cosa indica il Passport Index 2019
Vi siete mai chiesti quali passaporti valgano di più rispetto agli altri? Molti istituti riconosciuti a livello mondiale, soddisfano questa curiosità, fornendo un elenco preciso di quanto e come evolve ogni singolo documento nazionale. La classifica che avrete modo di approfondire di seguito viene stilata a cura di Arton Capital, una società di consulenza basata in Canada, in attività da circa tredici anni.
Il cosiddetto Passport Index del 2019 riflette alcuni dei cambiamenti geopolitici che si sono verificati nel corso degli ultimi anni. Oltre a un elenco curioso da scoprire, esso rappresenta un importante indicatore per orientare le proprie scelte in termini di viaggi ma anche per comprendere il mondo che ci circonda. Il passaporto, infatti, ben più di un documento personale, rappresenta una sorta di status symbol ed è, a tutti gli effetti, il termometro di quanto il proprio Paese possa vantare una situazione tranquilla e riesce a esprimersi in maniera diplomatica con le altre potenze mondiali.
I passaporti si dividono in potenti e deboli: in cima alla lista ci sono, dunque, i passaporti più potenti al mondo, ossia quelli che consentono di visitare il maggior numero possibile di altre nazioni, senza dover prima ottenere un visto. Invece, in fondo alla classifica si trovano quelli cosiddetti deboli, che non danno accesso a molte nazioni in maniera libera. Ne deriva che la circolazione di questi passaporti e dei loro possessori è limitata e, molto spesso, legata all’ottenimento di un visto, un passaggio che può rivelarsi, in alcuni casi, anche molto complesso.
La classifica aggiornata dei passaporti più potenti
Le novità della classifica di quest’anno restituiscono informazioni importanti per comprendere quali Paesi sono sempre più intenti a dare ai propri cittadini libertà di movimento, grazie a passaporti più potenti, che danno accesso a moltissime altre nazioni, senza dover ricorrere alla burocrazia. Probabilmente, molti di voi faticherebbero a indovinare quali sono quelli che vantano il Passport Index più alto. Sul primo gradino del podio si trova un paese arabo, nello specifico gli Emirati Arabi Uniti, il cui passaporto nel 2019 consente di visitare 36 paesi in più rispetto all’anno precedente, senza dover ottenere un visto.
Singapore e Corea del Sud, due nazioni che precedentemente occupavano la posizione più alta della classifica, sono state superate dagli Emirati Arabi Uniti, il cui governo, due anni fa, aveva manifestato l’intenzione di far diventare il proprio passaporto uno dei cinque più potenti al mondo entro il 2021. Il documento emiratino risultava già essere il più potente fra quelli del consiglio di Cooperazione del Golfo, un organismo all’interno del quale vi sono sei stati del Golfo Persico.
Tuttavia, nell’ultimo anno, il governo della nazione araba ha dato una notevole accelerata a questo processo, impegnandosi a livello di cooperazione internazionale al fine di stringere nuovi accordi, per consentire ai cittadini del paese di viaggiare liberamente in molti Paesi del mondo, 167 per l’esattezza, dando così lustro al proprio operato. Ad occupare il secondo posto della classifica stilata da Arton Capital, vi è il passaporto tedesco, che consente l’accesso a 166 paesi.
L’Italia ha il terzo passaporto più potente
Ci sono ottime notizie per l’Italia, che continua ad occupare il terzo posto assieme a Danimarca e Lussemburgo. Il passaporto italiano consente di accedere liberamente a 165 paesi, uno in meno rispetto ai cittadini tedeschi. La differenza si ritrova nel visto per la Mongolia che, per il nostro Paese, risulta necessario. Altri ottimi posizionamenti a livello europeo sono quelli di Francia, Spagna e Svezia che permettono l’accesso a un Paese in meno dell’Italia.
È importante leggere queste classifiche anche in termini di evoluzione storica: a tal proposito, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno conosciuto notevoli cali rispetto alle posizioni in classifica, andando a occupare la posizione più bassa dal 2010, il sesto posto. Se, nel caso del Regno Unito, l’incognita Brexit rappresenta certamente una delle ragioni più importanti, gli Stati Uniti, soprattutto negli ultimi anni, conoscono un periodo di instabilità che ha determinato questo calo. Si noti che, anche se non è necessario un visto in virtù del paese di provenienza, è comunque richiesto l’ottenimento dell’ESTA USA.
Gli Stati Uniti e l’ESTA
A determinare la tipologia di ingresso negli Stati Uniti, vi sono le ragioni della visita: è necessario richiedere un visto specifico per trascorrere un periodo di studio oppure per lavorare. Tuttavia, il semplice possesso del passaporto non garantisce l’entrata nel Paese, poiché bisogna richiedere l’ESTA. Questa sigla, acronimo di Electronic System for Travel Authorization, indica la possibilità di accedere senza alcun problema, attraverso un sistema automatizzato che verifica se i viaggiatori sono ammissibili a recarsi negli Stati Uniti. Esclusivamente i cittadini dei paesi che rientrano all’interno del Visa Waiver Program, ossia il programma speciale per coloro che non hanno necessità di un visto, hanno diritto all’ESTA per poter viaggiare negli Stati Uniti liberamente.
Ottenere l’ESTA è molto semplice: basta collegarsi al sito Internet dedicato e richiedere questo permesso preventivo per entrare nel Paese.
Si tratta, a tutti gli effetti, di una prima scrematura dei passeggeri che semplifica di molto le operazioni di controllo all’ingresso. È importante notare che è necessario avere un passaporto elettronico e che il periodo di permanenza all’interno del paese deve essere inferiore a 90 giorni.
Gli “stati canaglia” e i passaporti più deboli
Tra i paesi che vantano, invece, un passaporto che potrebbe definirsi più debole, vi sono ovviamente quelli che hanno forti legami con organizzazioni dedite al terrorismo oppure dove sono in corso delle guerre. Presso la comunità internazionale, questi Paesi vengono considerati dei veri e propri stati canaglia e, perciò, l’ingresso o l’uscita da una di queste nazioni può divenire molto complesso.
Ad esempio, i possessori di un passaporto afghano, hanno la necessità di richiedere il visto, tranne in 29 pochissime eccezioni. Quello iracheno permette di visitare solo 32 paesi senza il visto, mentre quello pakistano, 35. Tra gli altri passaporti deboli, vi sono quello somalo, il peggiore del continente africano, e quello siriano, che consentono entrambi di visitare solo 32 paesi senza visto. I passaporti del Bangladesh, del Libano e della Libia danno accesso solo a 41 paesi senza visto.
Per quel che riguarda l’Europa, il fanalino di coda del passaporto più debole è quello del Kosovo, che consente l’accesso a solo 44 paesi senza prima aver ottenuto l’autorizzazione. La ragione si ritrova nel fatto che il Kosovo ha proclamato la propria indipendenza dallo Stato serbo undici anni fa ma, ad oggi, non viene riconosciuto dalla gran parte delle nazioni. Ciò comporta che, a livello diplomatico, vi siano degli attriti e che il passaporto del paese sia ritenuto in assoluto il più debole d’Europa.